NICOLA TRENTIN

LA MIA SARDEGNA

Nicola Trentin, videomaker sardo ed ex atleta olimpico, oggi dedica il suo talento a raccontare la Sardegna attraverso immagini evocative e storie. Nato sull’isola da una famiglia di origini venete, ha riscoperto il legame con la sua terra dopo una carriera nello sport, intraprendendo un viaggio di esplorazione attraverso la fotografia. La passione per i paesaggi naturali e il desiderio di mostrare la bellezza di quest’isola hanno reso un semplice hobby una missione: raccontare la Sardegna con occhi innamorati e profondi. I suoi contenuti sui social sono diventati un punto di riferimento per chi cerca luoghi poco noti e vuole vivere un’esperienza di turismo più consapevole. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo percorso, le sue visioni e il modo unico in cui interpreta e restituisce l’anima dell’isola.

Ciao Nicola! Raccontaci qualcosa delle tue origini e del legame con la tua terra.

Ciao lettori di Big Mood! Sono del Sulcis, sardo al 100%, anche se ho origini venete da parte dei nonni materni. I miei nonni si trasferirono in Sardegna in seguito alle bonifiche di Arborea. Mio nonno andò a lavorare nelle miniere: all’epoca si guadagnava bene e chi decideva di trasferirsi aveva davanti a sé grandi opportunità. Anche se il Sulcis oggi appare un po’ trascurato e malinconico, io ne vado fiero. È una terra che ha bisogno di essere valorizzata. Purtroppo c’è ancora una mentalità legata al mondo delle miniere, ma spero che prima o poi qualcosa cambi davvero. Per tanti anni sono stato un atleta: ho partecipato alle Olimpiadi del 2004 nel salto in lungo. Proprio perché mi sono dovuto dedicare troppo a questo sport fatto di sacrifici e rinunce non ho potuto viaggiare tanto per visitare la mia terra. Paradossalmente pur vivendo in Sardegna, non ho mai avuto il tempo di esplorarla davvero.

In che modo quello che fai oggi contribuisce alla valorizzazione del territorio?

Attraverso la mia passione per i video e i social, ho cercato di mostrare la bellezza della Sardegna. È grazie a contenuti fotografici e video condivisi online che alcuni luoghi sono diventati “instagrammabili” e sempre più visitati. Il mio obiettivo è far conoscere e amare questa terra a cui sono profondamente legato.

Quando hai capito di voler fare il videomaker di paesaggi naturali sardi?

Tutto è nato un po’ per caso. Sono una persona che si appassiona facilmente e cerca sempre di dare il massimo in ciò che fa. Mia madre mi regalò una macchina fotografica, e da quel momento tutto prese forma. Dopo aver concluso la mia carriera sportiva, finalmente avevo tempo libero per dedicarmi a questa passione. Ho lavorato per Alpitour e per altre strutture in giro per il mondo realizzando servizi fotografici e video. Un giorno però mi sono fermato a riflettere e ho capito che, pur avendo visitato molti posti, non conoscevo davvero la Sardegna. Da lì è nata la voglia di esplorarla a fondo.

Come scegli le location per i tuoi video?

Non ho una scaletta precisa. Mi faccio guidare dall’ispirazione, ma controllo sempre il meteo e il vento. Per me, andare a fare foto e video è un modo per staccare, ricaricare le energie e entrare in sintonia con la natura. Spesso vado con la mia ragazza con la quale condivido questa passione.

C’è una location in particolare che ti ha emozionato di più?

Ce ne sono tre in cui cerco di tornare ogni anno: La Maddalena/Caprera – una zona che lascia davvero il segno; Tuerredda – la consiglio a gennaio, quando non c’è nessuno e l’acqua è limpidissima; La Pelosa – sempre suggestiva. Cito anche Torre dei Corsari che mi ha sorpreso: le sue dune sembrano quelle di Dubai. Un altro posto da sogno è l’Isola di Mal di Ventre: ci sono stato una volta senza alghe e lo spettacolo era incredibile, con colori così intensi da sembrare di essere alle Bahamas. Con il drone riesco a scoprire dettagli invisibili dalla spiaggia, ogni luogo ha un’energia speciale.

Hai vissuto qualche aneddoto curioso durante le riprese?

Due episodi mi sono rimasti impressi. Il primo è successo a Porto Tramatzu, a Teulada. Io e la mia ragazza eravamo su una spiaggia completamente deserta, intenti a scattarci delle foto con cavalletto e luci, immersi nella quiete più totale. A un certo punto, abbiamo notato un signore seduto poco lontano, che ci osservava con insistenza mentre leggeva il giornale e ogni tanto si metteva a ridacchiare. Non capivamo cosa stesse succedendo, sembrava un personaggio un po’ ambiguo, fuori contesto… e, lo ammetto, nella mia testa avevo già iniziato a farmi mille film. Alla fine, però, si è alzato, si è avvicinato sorridendo e mi fa: “Ma tu sei Nicola Trentin? Ti seguo sui social!”. Insomma, tutto si è risolto in un modo totalmente inaspettato e simpatico! Il secondo episodio è stato a Caprera, mentre camminavamo verso Cala Serena: un cinghiale ci ha sfiorato una gamba, si è fermato, ci ha guardati per qualche secondo, e poi se ne è andato tranquillo, come se nulla fosse. Anche quello è stato un momento surreale!

Che tipo di messaggi ricevi più spesso dalle persone che ti seguono?

In tanti mi chiedono informazioni e consigli su spiagge da visitare. Mi contattano anche strutture turistiche come hotel, ristoranti, B&B per creare contenuti promozionali. Quella che era una passione è diventata un mezzo lavoro: oggi gestisco sette profili social.

Hai un posto in Sardegna che sogni ancora di esplorare?

Non ho ancora avuto modo di visitare l’area che va da Bosa fino a Oristano, ma è da tempo nella mia lista: non vedo l’ora di scoprire le sue bellezze.

Come scegli il momento giusto per fare riprese?

Il periodo migliore va da fine aprile a fine giugno: il cielo è limpido, la vegetazione verde rigogliosa e in generale ci sono meno turisti. Luglio e agosto sono troppo umidi, il cielo diventa lattiginoso. Per i tramonti, settembre è perfetto.

Hai progetti futuri legati alla valorizzazione turistica della Sardegna?

Il mio sogno è che le istituzioni inizino a capire il vero potenziale della Sardegna. Si potrebbe vivere solo di turismo, ma manca visione. Spesso ci si concentra su eventi momentanei – come i concerti – dimenticando di valorizzare la bellezza dei luoghi che li ospitano tutto l’anno. Chi ha passione per la fotografia e il videomaking, ad esempio, potrebbe contribuire moltissimo a raccontare e promuovere questi territori in modo coinvolgente e profondo. Purtroppo però non siamo ancora organizzati: i trasporti sono inadeguati e i costi elevatissimi. Una vacanza di appena due settimane può arrivare a costare 6000 euro per una coppia. È una cifra insostenibile che rende l’isola una meta accessibile a pochi e soprattutto a chi ha grandi disponibilità economiche. Vorrei che si capisse il valore profondo di questa terra e che si iniziasse a investire seriamente in un turismo responsabile, sostenibile e accessibile.

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